ORIZZONTI ITALIA - MOHELI LETTO MATRIMONIALE A BALDACCHINO misura 160x200cm

Letto matrimoniale nella versione alto, realizzato con impiallacciatura in rovere spazzolato bianco, giroletto smontabile e testiera imbottita e sfoderabile. 

ORIZZONTI ITALIA - MOHELI LETTO MATRIMONIALE A BALDACCHINO misura 160x200cm

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MOHELI | Letto a baldacchino con testiera imbottita.

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Concepita all’inizio degli anni ’90, Orizzonti non è mai stata e non ha mai voluto essere una scelta puramente estetica.
In un prodotto Orizzonti vi è insita la volontà di fornire un’esperienza appagante. Linee e forme rigorose, pulite, essenziali, quasi a voler ricreare l’archetipo del letto. Filati selezionati che si intrecciano in trame e colori per dar corpo alla nostra personalità. Materiali frutto di scelte ispirate dalla scienza, dalla medicina, dall’ecologia. Prodotti declinati in innumerevoli varianti, dimensioni, soluzioni tecniche che tengono conto degli spazi abitativi più disparati.
Orizzonti è un universo di elementi complementari: letti, divani letto, materassi, guanciali, piumini, cuscini, lenzuola, coordinati. Complementari non solo per funzionalità. Ogni elemento, materiale, o forma non sono mai casuali. Interagiscono tra loro per donare la miglior qualità del sonno possibile. Concorrono a formare quel tutt’uno che è il “Sistema Orizzonti”: un Made in Italy senza compromessi.
Chi lavora a questo progetto ha la passione di seguire tre principi: sartorialità, stile e benessere, perché è consapevole di dar vita ad un silenzioso compagno e a un fedele amico per un altro individuo, per un’altra famiglia. 
Chi lavora in Orizzonti chiama tutto questo: “the Art of Sleeping”.

Stanze per l’Arte

Per loro intrinseca natura le sale di un museo costituiscono uno spazio relazionale per eccellenza, dove le opere d’arte messe in esposizione si affiancano le une accanto alle altre in un continuo intreccio di nessi diversi, di tipo storico, estetico, di linguaggio. Accostamenti, affinità ma anche dissonanze, ogni spostamento crea nuove dinamiche relazionali, e quindi anche nuove chiavi di lettura che si offrono, a loro volta interagendo con il visitatore, al pubblico.

Succede che, per qualche tempo, tra un allestimento e l’altro, tra una mostra e l’altra, queste sale rimangano improvvisamente vuote, modellate solo dalla luce che scorre sulle pareti bianche e il pavimento, lasciando il tempo-e lo spazio- per pensare a un nuovo progetto espositivo, per ipotizzare altre presenze che le rendano nuovamente vive e significanti. In questa magica sospensione temporale, è accaduto che queste stesse sale, per qualche giorno, si siano tramutate in stanze di dimensione più domestica, in vere stanze abitabili, trasformandosi in una sorta di museo di dimensione più intima, individuale e trasmettendo tale dimensione alla stessa fruizione dell’ opera d’arte che, presenza discreta ma determinante, veniva , a sua volta, ad abitarle.

Oggetti del quotidiano, letti, divani, stoffe, tavolini, di nuova concezione e disegno, pensate per l’estetica contemporanea, hanno dunque popolato queste sale ipotizzando un uso più privato e vissuto dell’opera d’arte museale: ogni insieme significante di oggetti ha condiviso questi spazi con l’opera stessa, opera che ha instaurato relazioni visive con tali domestiche presenze, condizionandole fortemente ma anche offrendo una percezione nuova di se. È successo infatti che presenze femminili evocate dalla pittura, i loro sguardi e gesti, abbiano abitato queste nuove stanze del Museo, in modo assolutamente disinvolto e quotidiano, ma che anche cromie, geometrie, gesti e superfici pittoriche, abbiano dialogato con le forme e i colori del design più attuale, che profili e volumi statuari si siano inseriti tra questi oggetti tridimensionali, in un gioco di richiami e contrappunti. Ogni volta l’opera d’arte, scelta in particolare tra quelle nate in questo territorio artistico, testimone dell’identità culturale delle collezioni civiche pordenonesi, ha determinato lo spazio circostante modellandolo, rinnovando con la sua apparizione il valore “aggiunto” dell’Arte e della cultura al nostro vivere quotidiano. Come non ricordare del resto, il desiderio di tanti artisti di travalicare il limite circoscritto della tela, e quindi anche del Museo, tutti sconfinamenti ben rappresentati dalle scenografie e dagli abiti disegnati da Pino Casarini per l’Arena di Verona, o dai teatrini e dai mobili dipinti con piccoli animali e fiori da Luigi Zuccheri, o dalle incursioni di Bottecchia nel graphic design?

L’occhio del fotografo ha poi colto e sottolineato queste relazioni ideali e spaziali tra oggetti e opere d’arte, esaltandole in calcolate angolazioni, fissando la trasformazione dello spazio museale in un continuo fluire di forme e colori, esperienza unica che ha permesso di immaginare nuove fruizioni estetiche, e ancora una volta confermando come lo spazio sia il vero respiro dell’arte.

Auspichiamo che questa esperienza rinsaldi il ruolo vero del Museo contemporaneo sempre più vicino al visitatore, tanto da trasformarsi in una vera casa della bellezza, e la sala asettica e impersonale in una vera stanza abitabile, in cui sentirsi veramente “a casa”, anche all’insegna di una nuova sinergia tra patrimonio artistico e produzione e progettazione, entrambi espressione della cultura vera – e viva - di un territorio.

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