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Tappeti: che cosa serve sapere per scegliere quello adatto

Tappeti: che cosa serve sapere per scegliere quello adatto
Vestono e danno calore a ogni ambiente, aggiungono colore e personalità, diventano strategici se definiscono una zona d'uso. Con un'ampia possibilità di scelta, da quelli fatti a mano ai più contemporanei, in materiali tradizionali o hi tech. Quali i consigli di arredo da seguire per scegliere i modelli più adatti alla propria casa?
CHE COSA SAPERE SUI TAPPETI?
Come sono fatti Annodati o taftati a mano, realizzati a telaio o fatti a macchina: tutte le informazioni e le curiosità.
I materiali Dai più classici e preziosi in lana e seta a quelli in fibre naturali, più accessibili; dai sintetici a quelli innovativi.
Colori e disegni Come quadri tessili, hanno pattern sofisticati, preziosi o semplici ma sempre d’impatto nei modelli antichi o attuali.
Stanza per stanza I più adatti per ogni locale: dal living alla camera da letto, dimensioni e forme che valorizzano gli arredi.
Abbinamenti Tinta unita, geometrie decise, disegni camouflage: ecco come ambientarli in modo armonioso e facile.
Come sono fatti i tappeti. Tecniche a confronto
I più tradizionali sono quelli asiatici o di ispirazione orientale, realizzati a mano. Un’evoluzione di questo tipo di manifattura – sempre artigianale – è rappresentata dai tappeti taftati, cui si aggiungono quelli realizzati a telaio (tra i più conosciuti i Kilim). Ma anche i modelli industriali hanno i loro plus
Modelli annodati
Un esemplare annodato è il frutto della lavorazione artigianale impiegata da secoli dai popoli orientali, in particolare i Persiani (ma anche delle popolazioni di Cina, Caucaso, Turchia e Afghanistan). Con questa tecnica, il completamento di un manufatto può richiedere mesi: ogni esemplare è unico.
• Su un telaio – che può essere verticale o orizzontale – vengono realizzati i nodi intorno ai fili dell’ordito, in modo da ottenere una superficie compatta. Esistono diverse tipologie di nodo, in funzione dei materiali e dello stile del disegno: tra i più noti quello turco, il persiano e il tibetano.
• Le estremità dei fili annodati, perpendicolari all’ordito, danno origine al pelo, una superficie morbida simile al velluto, detta vello.
Quanti nodi?
Il loro numero dà un’importante indicazione sulla qualità del manufatto: più sono numerosi e ravvicinati, più il vello è denso e resistente all’usura.
• Questo conteggio (espresso in pollici o piedi) è piuttosto complicato e dipende dal Paese di origine del manufatto.
• Il dato deve poi essere messo in relazione con la tipologia del filato usato. Se è spesso, la quantità dei nodi sarà inferiore, mentre un filato più sottile, tipo la seta, ne richiederà ovviamente un numero maggiore.
La struttura
L’ordito è la parte portante, una sorta di scheletro. Più è preciso, più si eviteranno difetti a opera finita, come gobbe e imbarcature.
• Attraverso l’ordito si fa passare la trama, che serve anche a sostenere i nodi. A lavoro completato, questa non deve comparire sul dritto, per cui va nascosta sotto un vello piuttosto alto.
Frange e testate
Le frange corrispondono alla parte visibile dell’ordito; sono molto soggette a usura. I loro fili sono annodati in modo differente a seconda della zona di produzione, quindi risultano anche indicative per scoprire la zona di provenienza di un manufatto.
• Per proteggere i nodi dall’usura e per raddrizzare il bordo, sulle due estremità corrispondenti ai lati minori si tessono delle fasce alte pochi centimetri: le testate.
Il vello
Formato dai cappi recisi dei nodi, si completa dopo la rasatura che si esegue ad annodatura terminata, importantissima per far risaltare con precisione i disegni: deve essere uniforme e lasciare il vello non troppo alto.
Tappeti taftati a mano… Che cosa significa?
La tecnica dei tappeti taftati (dall’aggettivo inglese “tufted”, ornato di ciuffi) a mano, di origine cinese, è nata intorno agli anni ’80 e risponde all’esigenza di produrre, in serie e in tempi brevi, una quantità elevata di esemplari di qualità elevata.
• In questo caso, sul telaio esiste già una rete (composta sia da fili orizzontali sia da fili verticali) sulla quale viene tracciato il disegno, suddiviso in porzioni corrispondenti ai singoli colori.
• In base a questa traccia, l’artigiano applica i punti con l’aiuto di un particolare strumento (un forchettone o pistola) azionato manualmente oppure a corrente.
• Poiché questi fili di tessuto sono soltanto infilati nella rete, senza nodi, sul rovescio del tappeto viene applicato uno strato di colla e poi viene rivestito da una fodera. Così si “struttura” e si evita che il lavoro ottenuto si danneggi.
Tappeto Kilim? Come un arazzo
Anche questa tipologia di tappeto, proveniente in particolare da Iran, Turchia, Cina ed Egitto, si inserisce nella tradizione orientale.
• Originalmente la tessitura manuale veniva eseguita dalle popolazioni nomadi per ottenere un tessuto resistente da utilizzare anche per la copertura delle tende, per borse e sacche.
• Questi manufatti sono facilmente riconoscibili per lo spessore ridotto (mediamente 0,5 cm) e per i disegni geometrici o stilizzati.
• Nella sostanza, il telaio è quello che si usa per annodare, ma cambia la lavorazione. Invece di intrecciare un nodo alla volta, il filo di lana si muove in senso orizzontale e viene intrecciato all’ordito fino a quando serve quel colore. Quando nel disegno non è più necessario quel colore, allora il filo di lana viene tagliato. In questo modo si realizza un esemplare piatto, senza spessore.
• Oltre al Kilim, un altro modello tessuto a mano è il Soumak, privo delle fessure tipiche del Kilim, perché ha fili di trama supplementari.
I vantaggi del tappeto “fatto a macchina”
Sensibilmente più economici rispetto a quelli annodati a mano, i tappeti realizzati su telai meccanici sono inevitabilmente meno pregiati, ma la resa estetica può essere inaspettatamente ottima.
• Un enorme telaio meccanico nel quale sono inserite migliaia di rocchetti di filo, seguendo un motivo fisso realizza in modo del tutto autonomo il tappeto. Misure e motivi sono standardizzati.
• Successivamente i tappeti sono completati da bordi e in alcuni casi anche da frange (queste sono proprio cucite, ovviamente non fanno parte della struttura).
• Le macchine più recenti consentono di stampare un disegno a colori elaborato al computer con un macchinario dotato di una tecnologia simile a una stampante a getto di inchiostro, che permette notevoli possibilità di personalizzare il risultato finale.
• Un tipo particolare di telaio è detto “jacquard”: grazie alla movimentazione automatica dei singoli fili di ordito, si creano disegni più complessi.
• Le larghezze di solito sono standard, ma si può intervenire sulla lunghezza, ottenendo una vasta gamma di misure.
Tappeti in fibre naturali
Lana e seta restano i materiali top per i tappeti annodati e taftati a mano. Resistenti e durevoli, hanno colori brillanti e stabili, ma sono piuttosto costosi. Esistono altre fibre naturali e sintetiche dai prezzi più accessibili, senza dimenticare i materiali di nuova generazione, molto performanti.
Lana
Sottile e soffice, è la materia base per la tessitura dei tappeti: si usa per vello, ordito e trama. In Asia, viene utilizzata di diverse origini, ognuna con sue caratteristiche. In Iran e nel Turkestan, per esempio, vive un curioso tipo di pecora dalla coda adiposa che forma una specie di fiocco: la sua lana è finissima e molto resistente. Nel territorio del Kirman, sempre in Iran, capre bianchissime danno una lana lucida. In Anatolia esiste invece una pecora che sin dall’antichità aveva fama per la finezza della sua lana. I tappeti dell’Asia centrale sono realizzati con molta lana di capra. Talvolta viene adoperata anche la lana di cammello, da sola o mescolata. Una lana molto pregiata, utilizzata oggi, è quella della Nuova Zelanda.
Seta
Si usa per l’ordito, la trama e il vello dei modelli orientali più raffinati come Ghom e Nain. Si raggiunge il massimo della sontuosità quando nelle trame si inseriscono fili d’oro e d’argento, che rimangono a vista.
• Esistono manufatti dalla superficie in lana, con la trama e l’ordito in seta: l’accoppiamento dei due materiali rende possibile un’annodatura più fitta.
• Ben diversa è la seta sintetica, ovviamente meno pregiata e anche meno durevole.
Cotone
Grazie alla sua resistenza, il cotone è senz’altro adatto per realizzare l’armatura dei tappeti, cioè l’ordito e la trama, ma non il vello, perché a contatto con l’umidità tende ad arricciarsi. Inoltre, se tinto, non dà la resa voluta perché non assorbe con efficacia il colore, per cui è meglio utilizzarlo al naturale. È però particolarmente suggestivo nella produzione dei kilim.
• Gli esemplari dalla struttura in cotone risultano comunque piuttosto pesanti e rigidi, con una consistenza diversa da quelli con armatura in lana e in seta.
Canapa
Estratta dal corpo della “cannabis sativa”, una pianta di origine asiatica, oltre a essere resistente è apprezzata perché termoisolante e traspirante.
Juta e sisal
La prima è ricavata dalla macerazione della pianta omonima (del genere Corchorus), è originaria dell’area mediterranea, è biodegradabile, flessibile e molto resistente perché composta da sostanze legnose. Il sisal deriva dalle foglie di un tipo di agave. Ha fibre grosse e corte, lignee, quindi non viene filato ma usato grezzo. È molto robusto.
Viscosa
A differenza delle altre fibre, è artificiale, ma su base naturale. Deriva infatti dalla polpa del legno (di diverse piante), ma per poterla estrarre viene sottoposta ad alcune fasi in cui è previsto l’uso di sostanze chimiche. Alla vista e al tatto risulta simile alla seta, molto morbida e con colori brillanti.
Tappeti sintetici, ottimi anche all’esterno
In rassegna i principali filati, ciascuno con le sue caratteristiche, ma con numerosi aspetti in comune.
Poliammide, è quello che normalmente chiamiamo nylon. Permette di ottenere fibre morbide e lucide, facilmente lavorabili e dotate di grande resistenza.
Poliestere, deriva dall’acido carbonico. È alla base del Pet. Molto stabile e non particolarmente elastico, è robusto e in grado di tenere la piega, in più è particolarmente resistente agli strappi e all’umidità. Si colora facilmente e il colore si mantiene nel tempo.
Polipropilene, derivato dal gas propano, viene usato sia da solo, sia abbinato ad altre fibre. Questi filati sono piuttosto sottili. Dotati di tensione superficiale, risultano naturalmente quasi impermeabili. Inoltre, sono piuttosto durevoli e resistenti, oltre che con un certo potere isolante.
Poliestere, da sempre molto utilizzato sia nel campo della moda sia dell’arredo. Si può usare da solo, ma rende moltissimo insieme alla lana, con cui condivide le caratteristiche fisiche: entrambi sono morbidi e caldi. Inoltre, resiste bene alla luce del sole.
Quale manutenzione per il tappeto, per farlo rimanere bello a lungo.
Specialmente se si tratta di un esemplare unico annodato a mano o taftato, bisogna trattarlo con cura perché duri a lungo nel tempo. Ecco le regole da seguire:
Non usare il battitappeto
Aspirare con l’aspirapolvere a potenza bassa almeno una volta alla settimana (ovviamente questa è la media, molto dipende dall’uso che se ne fa, se ci sono animali in casa o se la zona è di passaggio).
Nel periodo estivo non occorre arrotolarlo e nasconderlo. Nel caso, comunque, non va mai piegato, ma arrotolato. Le pieghe rischiano di danneggiare il dorso.
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Non strappare le frange allentate, se proprio necessario è meglio tagliarle.
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Evitare di fare segni appoggiando mobili pesanti sulla superficie.
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Ogni 3-4 anni prevedete una pulizia profonda, rivolgendovi a una ditta specializzata.
Macchie sul tappeto, che fare
La caduta accidentale di alimenti e bevande non è un dramma, basta provvedere il prima possibile, seguendo gli step di seguito: asportare eventuali residui evitando di espandere il materiale sulla superficie; passare una spugna ben strizzata procedendo dall’esterno verso l’interno per non espandere la macchia; iniziare con acqua pura, se non basta usare un detergente (qualsiasi prodotto specifico per lana/cotone) diluito in acqua in proporzione 3 a 1. Lasciare asciugare all’aria: è proprio l’umidità a creare i maggiori danni; nel caso di sostanze particolari, usare rimedi specifici.
Cera: lasciarla indurire e provare a rimuoverla con le dita. Se non funziona, strofinare con un cubetto di ghiaccio messo in un sacchetto (per non bagnare il tappeto). Lo stesso procedimento vale per la gomma da masticare.
Caffè: diluire un detergente neutro in acqua gasata (1 a 3).
Vino rosso: coprire l’alone con sale grosso e lasciarlo agire per un’ora. Poi aspirare e passare con una spugna umida.
Tappeti sintetici più facili da pulire
I materiali sintetici, anche se meno affascinanti di quelli naturali, hanno alcuni plus da non sottovalutare. Si lavano con una passata di spugna, sono comunque meno sensibili allo sporco e possono essere sottoposti a trattamenti specifici. Inoltre, alcuni sono adatti per resistere alle intemperie, quindi perfetti anche all’esterno.
Tappeti colorati o con disegni
Disegni floreali, motivi geometrici, fantasie jacquard e ispirazione animalier: alcuni modelli diventano quadri tessili grazie a pattern particolari che nel passato erano utili per individuarne l’epoca e la provenienza. Oggi alcuni tappeti sono considerati in un vero e proprio investimento
Tinture naturali
Uno dei pregi maggiori dei tappeti annodati a mano o taftati sta nell’armoniosa fusione delle tinte, che si ottiene soltanto con i colori di origine naturale, cioè vegetali, animali e minerali.
Il rosso, per esempio, si estrae dalla robbia tintoria, pianta molto comune in tutto l’Oriente, la cui radice dona un rosso mattone che varia di gradazione secondo il luogo di provenienza. Il carminio si ricava dalla cocciniglia, dal succo di ciliegia, nonché dai petali di alcuni fiori.
Il giallo rossastro si ottiene dallo zafferano selvatico, mentre dallo zafferano domestico si ricava il giallo puro; la sua sfumatura chiara si ottiene dalla distillazione della radice di curcuma.
L’azzurro deriva dalla fermentazione delle foglie di indaco (Indigofera tinctoria), usato anche dagli antichi Egizi, che cresce in Cina e in India.
Il verde si estrae, oltre che da un’infinita varietà di foglie, dal mallo delle noci.
Il nero si ricava dall’ossido di ferro.
Diluiti e miscelati
A partire da queste tinte base si ottengono tutte le altre e le diverse sfumature in aggiunta al bianco dato dalla lana naturale; per avere alcune tonalità bruno rossastre si utilizza la lana di cammello.
I coloranti sintetici
L’uso delle tinture sintetiche viene adottato verso la fine del 1800 e l’inizio del 1900. Tra le più affidabili ci sono quelle cosiddette al cromo.
Resistono anche al sole e ai lavaggi ed esistono in moltissime tonalità.
Segni e disegni sui tappeti
Nell’ambito della tradizione orientale, la fantasia e la varietà dei disegni porta a poter distinguere con certezza addirittura il centro di produzione e l’epoca del manufatto. Ogni motivo ha infatti un significato particolare che si tramanda di generazione in generazione.
• Per esempio, presso le popolazioni musulmane non si riproducono figure umane, ma solo alberi, fiori anche stilizzati e soggetti inanimati. I tappeti persiani consentono la raffigurazione umana soltanto se si tratta di scene di caccia o trasposizioni di poesie. Nei manufatti caucasici predominano i disegni geometrici, la figura umana, gli animali e i fiori. La produzione dell’Asia centrale o del Turkestan ha una spiccata simpatia per la simmetria e la regolarità, tanto nella forma quanto nella disposizione. Nell’Asia minore i tipi invece sono molto vari: disegni a linee spezzate, figure stilizzate. Spesso la decorazione è anche floreale, con derivazione persiana.
La ricerca continua
La produzione contemporanea talvolta riprende disegni del passato e riproduzioni di disegni d’archivio, fonte di grande ispirazione per i designer. Altre volte i tappeti sono invece interpretati come vere e proprie opere d’arte, con trame di ispirazione naturale, effetti camouflage, oppure motivi geometrici o patchwork di disegni totalmente diversi.
• Il decoro si ottiene anche giocando sulle diverse altezze del vello e sulla trama che può essere più o meno fitta per dare effetti tridimensionali. Una tecnica di tendenza prevede anche l’invecchiamento del manufatto, che permette di ottenere sfumature particolari.
Tappeti, tradizione persiana: un po’ di storia
La storia del tappeto è legata all’Asia e in particolare alla Persia (oggi Iran), luogo di riferimento. Durante il regno di Ciro (sec. V a. C.) si realizzano i primi modelli tessuti con fili d’oro e d’argento; il culmine si raggiunge nell’epoca dei Sassanidi (225-600 d.C.).
• Ancora oggi tutte le popolazioni orientali coltivano la passione per i tappeti: le abitazioni persiane infatti, anche la più modeste, ne possiedono sempre qualche ricco esemplare. Per antica tradizione i migliori e più graditi regali che ci si scambia sono sempre costituiti da tappeti come ben dimostrano le case regnanti d’Europa che ne ricevettero in dono dagli scià, dai califfi e dai sultani.
• Ai dogi di Venezia ne furono donati in quantità e alcuni di essi si possono ancora ammirare nel tesoro della Basilica di San Marco. Nelle moschee i pavimenti sono ricoperti di tappeti e anche le tombe dei grandi personaggi orientali sono ornate da preziosissimi tappeti.
• Già nel IX sec. i veneziani li vendevano alla corte di Pavia; una notevole diffusione del tappeto nei paesi dell’Europa Orientale si verifica dal sec. XIV al sec. XVII con l’invasione turca. Dopo il cinquecento, presso gli occidentali si affievolisce l’interesse per i manufatti esotici: fu dopo la grande esposizione tenuta a Vienna nel 1891 che gli europei tornarono con entusiasmo al tappeto orientale, subito seguiti dagli americani. Cosa che indusse i produttori a modificare le dimensioni, e talvolta, anche i disegni e i colori: l’arte cedette il passo all’industria.
Come riconoscere se un tappeto è fatto a mano?
Un buon metodo per capire se il tappeto è realizzato a mano consiste nel tirarne i peli aprendoli verso l’esterno. Se è effettivamente annodato a mano, alla base di ogni filo ci deve essere un piccolo nodo. Si può valutare la qualità della realizzazione esaminandone il retro: deve essere simile a un ricamo, con gli stessi i colori della parte superiore.
I tappeti persiani poi hanno forma e dimensioni piuttosto fisse a seconda delle diverse provenienze, quindi incrociando i dati si può capire se l’esemplare è autentico.
Arredare con i tappeti, stanza per stanza
Oltre al decoro, ai colori e al tipo di lavorazione, il dato fondamentale di cui tenere conto nella scelta sono le dimensioni: vanno rapportate a quelle dei mobili con cui il tappeto dovrà “dialogare” e degli spazi a disposizione, soprattutto quelli di passaggio e le e aperture
Tappeto in soggiorno
Per definire la zona pranzo Se il tappeto non è particolarmente pregiato ed è fatto di un tessuto lavabile, è una scelta percorribile e anche piuttosto decorativa.
• La misura ideale è quella uguale al top del tavolo, per non rendere difficoltosi i movimenti delle sedie oppure decisamente più grande così da includere l’ingombro delle sedute: l’importante è che non resti a metà.
Il salotto si completa Il modello giusto dovrebbe avere il lato più lungo di una ventina di centimetri superiore alla larghezza dell’imbottito, in modo da definire bene lo spazio antistante, che può essere completato poi con una poltrona, un tavolino o un pouf.
• Tappeti più piccoli possono essere accostati o persino sovrapposti per creare un originale effetto patchwork. Attenzione però, in questo caso, ai diversi spessori: meglio scegliere prodotti omogenei da questo punto di vista. Oppure, i tappeti più piccoli possono essere scelti per valorizzare un arredo o un elemento in particolare, come il camino o un cassettone.
• Se il divano è angolare, meglio abbondare con le dimensioni del tappeto: eventualmente può stare qualche centimetro sotto l’imbottito piuttosto che essere troppo piccolo e lasciare spazio in eccesso tutto intorno.
Al centro, quando si può Un’altra possibilità è optare per un modello maxi, che copra praticamente tutto il pavimento, come una moquette. Le fasce di superficie vuote intorno non devono superare i 90 cm per evitare la sensazione che il tappeto “scompaia”. Occorre fare attenzione anche alle aperture di porte e finestre e fare in modo che non le ostacoli.
Disposizione tappeto nel soggiorno
A sinistra: In presenza di più imbottiti, si considera quello più grande per calcolare le misure del tappeto. Per un divano a tre posti, calcolare una lunghezza di circa 230 cm.
Al centro: Una scelta classica è quella di definire l’intera area pranzo. A parte quelli su misura, la produzione prevede dimensioni standard. Quelle utili in questo caso partono da 160 x 230 cm.
A destra: se il tappeto è troppo piccolo, il risultato può non essere gradevole e armonico. Ricordare che non basta avere un’ampia superficie a disposizione, occorre valutare di poter aprire porte e porte finestre. Calcolare per le prime 80 cm, per le seconde 45/50 cm per anta.
Tappeto in camera da letto
Anche in una stanza di dimensioni standard, si può optare per un tappeto grande sopra il quale collocare il letto, escludendo i comodini e la parte vicina alla testata, e privilegiando la zona ai piedi del letto.
Un classico, sempre di grande comfort, è sistemare minitappeti ai lati del letto, mentre una scelta più decorativa è mettere il tappeto ai piedi del letto su cui, se c’è lo spazio sufficiente, si potrà sempre sistemare una panchetta.
Disposizione tappeto in camera
A sinistra: un modello quadrato sotto il letto, riproporziona la stanza quando è di forma allungata. Deve sbordare di 30-40 cm ai lati e di almeno 50 sul davanti.
A destra: Il tappeto davanti ritaglia una piccola zona ad alto valore decorativo. Più o meno profondo a seconda dello spazio e degli altri mobili presenti, per un bell’effetto deve superare in larghezza il letto.
Tappeti nelle zone di passaggio
Le passatoie che sottolineano ingresso, corridoio e zone di collegamento tra le stanze sono una scelta classica, da seguire con modelli tradizionali o più contemporanei (in materiali naturali o sintetici).
• In ogni caso, è bene privilegiare prodotti robusti, dato l’uso.
• Se si devono adattare tappeti che si possiedono già, ma che non sono della lunghezza sufficiente, si può provare a sovrapporne due o tre.
A tutto tondo All’ingresso, anche un modello rotondo può essere un’opzione pratica oltre che esteticamente azzeccata: non intralcia i movimenti delle porte e visivamente dilata anche gli spazi. Richiede però un’adeguato diametro, perché se è troppo piccolo si rischia di ottenere l’effetto opposto.
Disposizione tappeto in zone passaggio
A sinistra: lungo e stretto, il tappeto per il corridoio deve essere anche non troppo spesso, se qualche porta si apre verso l’esterno. Ai lati è bene che resti uno spazio libero di circa 20 cm.
A destra: Abbiamo ipotizzato un caso con tre porte, di cui una con apertura verso l’ingresso di pianta quadrata: perfetto il tappeto rotondo che dà morbidezza e diventa il punto focale.
Abbinamenti tra arredo e tappeti e le giuste combinazioni di colore
Come scegliere il modello più adatto, i colori più intonati o assolutamente sorprendenti e le forme in armonia con gli arredi della stanza? Se si tratta di un acquisto è più facile, mentre se si deve ambientare un modello già in casa, bisogna giocare d’astuzia
Tinta unita
Pastelli delicati
Se si amano i colori pieni, è meglio scegliere una sfumatura chiara che non crei una macchia troppo definita sul pavimento, a meno che non si desideri, con il tappeto, delineare con chiarezza uno spazio o una funzione.
In base agli arredi, si può giocare con le stesse nuance oppure creare una palette cromatica introducendo un colore in più, che stacchi dal resto.
Sfumature dégradé
Perché non osare con una tinta forte? Soprattutto se c’è la possibilità di sceglierla sfumata (per esempio se il tappeto è antico) oppure ha una lavorazione effetto délavé.
I colori primari (giallo, rosso e blu) vanno bene nella stanza dei bambini, davanti al letto o sotto la scrivania, per accompagnare i loro giochi o lo studio.
Da non dimenticare che le tinte unite sono più sporchevoli, se chiare.
Geometrie
Astrazioni a tratti precisi
Un materiale morbido e compatto, una lavorazione effetto puzzle che riproduce figure geometriche di dimensioni e colori diversi (in alto): il risultato è scenografico perché dà colore e definisce la zona pranzo. Il giallo è riproposto nel rivestimento delle sedie: se il tappeto è policromatico è meglio scegliere le stoffe per gli imbottiti in una delle sue tinte.
Abbinamenti soft
Righe e tratti possono essere realizzati in trama, utilizzando una tinta a contrasto con il fondo, anche in un materiale diverso per un attuale effetto 3D.
Questa tipologia sta bene con arredi moderni e sottolinea uno stile contemporaneo.
Camouflage
Tono su tono
Da lontano si percepisce solo una differenza di luminosità, in realtà disegni e motivi sono lavorati in trama con spessori o materiali differenti. Molto simili alla tinta unita, questi tappeti sono perfetti per creare uno stacco nell’ambiente, senza cambiare l’atmosfera che gioca su un colore unico. Si possono abbinare a mobili d’epoca o ad arredi moderni: sono un passepartout che sta sempre bene.
Trame optical
Anche il bianco e nero, se lavorato a motivi fitti o una sola tinta in più nuance, ma sempre a microdisegni, crea un pattern da scoprire solo da vicino: in questo caso, da accostare a mobili contemporanei.
Tappeto su misura
Molti produttori offrono la possibilità di avere tappeti su misura e personalizzati anche nella scelta di materiali e colori. Un servizio in più è quello di partire dalla pianta dell’ambiente e progettare – con un programma ad hoc – il tappeto, fornendo più proposte sulla base delle caratteristiche dell’ambiente. Tenendo conto delle finiture di pareti e pavimenti, oltre che dei colori di arredi e complementi e del gusto personale del cliente.
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